Modulo 22: La scienza per tutti? La cultura per tutti?

Sabato 10 febbraio 2024

08:45 – 09:00

Analisi critica dei media

Roberto Antonini (Dir. Corsi di
Giornalismo)

09:00 – 12:15

Cosa ci ha insegnato la copertura della pandemia?

Maria Grazia Buletti (Giornalista freelance)

Sinossi della lezione

Questo mio intervento al Corso di giornalismo della Svizzera italiana 2023/24 è orientato a fornire
spunti e strumenti (anche con mini-workshop ed esercizi) verso lo sviluppo di riflessioni e
discussione sul tema della divulgazione scientifica.
L’intento è che ciascuno possa figurarsi un modello di lavoro etico (quindi “il più possibile”
equilibrato, corretto ed efficace), in un ambito molto sensibile e oggettivamente parecchio
complicato (la salute e la sanità) che oramai oggi corrisponde a una specializzazione divulgativa
necessaria ancor più che utile, proprio per munirsi di strumenti che possano rispondere alla
complessità di scienza, ricerca, salute e politica sanitaria.
La salute è il nostro bene più prezioso che, sulla scia dei tempi, troppo spesso è declinato con
un’informazione sommaria, superficiale e, nella peggiore delle ipotesi, manipolata dal timone del
“business sanità”, a sua volta sempre più complesso e in agguato.
Inoltre, la pandemia ha accelerato quel processo di sfiducia della popolazione nei confronti della
medicina (considerazioni e dati professor Hubert Steinke, direttore Istituto di storia della medicina
dell’Università di Berna). Secondo il professor Steinke, il calo significativo della fiducia nei
confronti della medicina è pure in gran parte imputabile ai media (analisi che sarà approfondita in
sede). Facile immaginare che nel campo della medicina la fiducia non può essere persa per strada,
in quanto elemento di prevenzione, terapeutico e sanitario fondamentale.
Ora più che mai, per il giornalista scientifico cresce la necessità di affinare e strutturare le proprie
competenze nel campo sanitario (ricerca, verifica delle fonti, affidabilità delle stesse, profonda
conoscenza dell’ambito in cui ci si trova a muovere e confrontare a livello cantonale, nazionale e
globale).
Tuttologi o specializzati? Una domanda che esce dai banchi scolastici e si pone anche lungo il
percorso professionale. Nell’ambito di divulgazione scientifica, la storia insegna che la
specializzazione è essenziale. Come declinare la professione del divulgatore scientifico? Un altro
spunto di sviluppo che sarà affrontato alla luce di quanto sopra (rilevanza della materia
scientifica), oltre che nell’analisi del contesto che vede in prima linea ulteriori strumenti
(digitalizzazione, verifica rigorosa dei fatti e nuovi strumenti, questioni etiche e giuridiche,
comunicazione e stile di divulgazione scientifica) per rapporto sempre all’ambito sanitario nel
quale ci si muove da giornalista scientifico.
Cresciuta la consapevolezza della sempre maggiore importanza dei temi sanitari, cosa fare per
recuperare una linea editoriale etica, utile e divulgativa efficace? Una domanda alla quale si
auspica che gli studenti sappiano porre ipotesi di risposte, suggestioni e idee proprie, maturate nel
corso della lezione.

Maria Grazia Buletti

Curriculum Vitae

Pausa pranzo

13:30 – 15:15

Il giornalismo culturale: come evitare che sia di nicchia e non banale?

Natascha Fioretti (Giornalista Azione, RSI, Pres. Corsi di Giornalismo della Svizzera italiana)

Sinossi della lezione

Dove sta andando il giornalismo culturale?

Da tempo il giornalismo culturale non è più il fiore all’occhiello di quotidiani e giornali.
Le pagine dei feuilleton, gli articoli di critica letteraria o teatrale negli ultimi decenni sono quasi scomparsi, i settori culturali relegati nelle ultime pagine dei quotidiani dopo l’economia e lo sport e con sempre più spazio dedicato all’intrattenimento. Un quadro che si fa più serio ora che tutto il settore mediatico soffre di una grande crisi. 
Dove va la cultura, chi investe e crede ancora nel giornalismo culturale? Come e quanto i giornali seguono ancora con attenzione la scena culturale svizzera? Con quali effetti?
A queste e altre domande cercheremo di rispondere con esempi puntuali e uno sguardo aperto all’intero panorama mediatico svizzero.

Natascha Fioretti

Classe 1976, nata in Germania, cresciuta bilingue italiano e tedesco, Natascha Fioretti è laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università Cattolica di Milano con una tesi su Goethe e ha conseguito un Master in Nuove tecnologie applicate ai beni culturali presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’USI di Lugano.

Per sei anni collaboratrice e project manager dell’Osservatorio europeo di giornalismo (EJO) dell’Università della Svizzera italiana, oggi è redattrice culturale di Rete Due, la radio culturale della RSI, presidente del Corso di giornalismo della Svizzera italiana e responsabile delle pagine culturali di Azione. 

Modera diversi incontri e tavole rotonde e dal 2019 tiene una lezione sul panorama mediatico svizzero presso il laboratorio di Giornalismo internazionale dell’Università degli studi “l’Orientale” di Napoli. È inoltre segretaria operativa dell’Associazione Ticinese dei giornalisti della Svizzera italiana (ATG). 

15:30 – 17:00

La critica teatrale, senza compiacenze.

Sabrina Faller (Giornalista culturale, ex RSI)

Sinossi della lezione

“Le attrici pagano anche gli elogi, ma le più abili pagano le critiche, è il silenzio la cosa che temono di più. Cosi una critica, fatta per essere smentita altrove, vale di più e si paga più cara di un elogio secco secco, che il giorno dopo è dimenticato. La polemica, caro mio, è il piedistallo delle celebrità.” (H.d.Balzac, Illusioni perdute)

La critica teatrale come la intendiamo oggi –cioè la recensione di uno spettacolo- nasce e si sviluppa in Europa nel XVIII secolo con il consolidarsi dei teatri aperti al pubblico dietro pagamento di un biglietto, contemporaneamente al diffondersi dei giornali e delle professioni ad essi collegati, prima fra tutte il giornalismo. La critica teatrale ha un ruolo centrale nei due secoli successivi, ma comincia a perdere la sua centralità e a sgretolarsi già dalla fine del XX secolo, fino a disperdersi in nuovi rivoli nel secolo successivo. Oggi sentiamo parlare di morte della critica teatrale. Non è morta in realtà, così come non è morto il teatro. Di critica teatrale se ne fa tanta, meno sui giornali, ma molto nelle riviste online e perfino nei social. Come riconoscere una critica teatrale professionale da un giudizio critico personale? Come si analizza e si recensisce uno spettacolo? Proviamo a dare qualche risposta.

Sabrina Faller

Sabrina Cappelli Faller  è nata a Firenze, dove si è formata. Dopo la maturità classica, ha conseguito la laurea in Storia dello Spettacolo presso la Facoltà di Lettere dell’Università  degli Studi di Firenze con una tesi sul melodramma ed è stata uditrice presso la Scuola di Teatro del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Giorgio Strehler. Svolge da sempre attività giornalistica –ma anche di traduzione dal francese e dall’inglese e di scrittura drammaturgica- in qualità di giornalista culturale e critico teatrale, sia per quanto riguarda il teatro di prosa che per il teatro d’opera, prima per alcune testate svizzere, poi per la Radiotelevisione Svizzera,  Rete Due, dove ha lavorato per oltre vent’anni. E’ la prima giornalista RSI ad essere accreditata al prestigioso Festival di Bayreuth. Oggi è giornalista indipendente.